Jean-Claude Milner è professore emerito di Linguistica presso l’Università Paris VII ed è stato direttore del Collège International de Philosophie tra il 1998 e il 2001. È considerato tra i principali filosofi contemporanei. Tra le sue opere ricordiamo: L’amore della lingua (1978), I nomi indistinti (1983) e Il periplo strutturale (2002). Considerazioni su un’opera Quella che abitualmente viene chiamata l’opera di Lacan si presenta sotto due forme. Da una parte, disponiamo dei testi scritti da Lacan per essere pubblicati; dall’altra, disponiamo dei seminari, trascritti e curati da altri rispetto a Lacan – alcuni di questi, sotto il controllo diretto di Lacan. I testi precedenti all'ottobre 1966 sono stati raccolti in un volume intitolato Scritti; i testi posteriori più importanti – ma non tutti – sono stati pubblicati nella rivista «Scilicet». Parto dall’assunto che tutti i testi scritti per la pubblicazione hanno uno statuto simile, al di là della loro data o della loro collocazione; mi prenderò la libertà di chiamarli nel loro complesso: Scripta. Attorno ai seminari si sono consumate diverse polemiche; per delle ragioni di fondo, che si chiariranno tra breve, io mi atterrò all'edizione in corso di pubblicazione presso Seuil; essa ha per titolo Il Seminario, dove ciascun volume costituisce un libro, identificato da un numero romano e un titolo, di questo insieme unitario. Non ci si può non interrogare sulla relazione che intercorre tra questi due gruppi di testi. Questo porta, invero, a interrogarsi su quella che si chiama l'opera di Lacan. Non soltanto su ciò che la compone materialmente, ma più radicalmente su ciò che ci autorizza a parlare di opera a proposito di Lacan. Ho fatto come se questa questione fosse semplice. Ora, essa merita un esame attento.